sabato 25 ottobre 2014

Gruppo giovani Arcigay Trento: calendario degli incontri



Il Gruppo giovani nasce con lo scopo di aggregare ragazzi e ragazze LGBT under 28 per socializzare, confrontarsi sulle tematiche LGBT e contribuire al lavoro culturale e politico dell'associazione.

CALENDARIO INCONTRI

A breve verrà comunicato il calendario degli incontri dela stagione 2015-16.

Vi aspettiamo numerosissim*

martedì 21 ottobre 2014

Registrazione matrimoni same sex: Arcigay plaude a Miorandi e sollecita Andreatta

Oggi abbiamo incontrato il sindaco di Rovereto Miorandi portandogli il caso di Manuela e Chiara, sposatesi a New York la scorsa estate e che chiedono la registrazione dell'atto. Il sindaco si è impegnato a registrare il loro matrimonio in tempi brevi.
Il sindaco di Trento Andreatta, invece, pur riconoscendo la necessità che il nostro Paese riconosca le unioni tra persone dello stesso sesso, si attiene alla circolare ministeriale e non registrerà i matrimoni contratti all'estero, anche perchè nessuno gliene ha fatto richiesta. Per questo Arcigay la prossima settimana porterà dal sindaco una coppia con figli sposatasi in Canada.




martedì 14 ottobre 2014

Anche a Trento nasce il gruppo giovani di Arcigay

Sei una ragazza o un ragazzo under 28?
Vieni a conoscerci alla prima assemblea giovani in sede Arcigay che si terrá il 23 ottobre 2014 alle ore 19:30 presso la nostra sede! 
Non perdere l'occasione di partecipare a questo importantissimo evento fatto per parlare, socializzare, riflettere sui temi LGBTQI, sulla libertá di essere ció che si é! 
Assieme a tutte e tutti voi vogliamo gettare le basi per costruire il primo gruppo giovani di Arcigay Trento 8 luglio !!
Se vuoi maggiori informazioni non esitare a scriverci via mail all'indirizzo arcigaytn@gmail.com o tramite messaggio sul nostro profilo Facebook!!
A presto :)



sabato 11 ottobre 2014

Arcigay al comune di Trento: registrare i matrimoni contratti all'estero è un gesto di estrema civiltà, non nascondetevi dietro alla circolare di Alfano

TRENTO. «La posizione dell’assessore Tomasi non è personale ma della giunta». Il sindaco di Trento Alessandro Andreatta non vuole aggiungere altro sulla decisione del Comune di Trento di non trascrivere nei registri le nozze gay celebrate all’estero. Una posizione “tecnica”: «In materia di matrimoni la competenza è del prefetto e quindi del Ministero dell’Interno», aveva affermato l’assessore ai servizi demografici, dando ragione di fatto ad Alfano. «Se si parla invece di unioni civili spetta agli enti locali, tanto che noi abbiamo istituito da 8 anni un apposito registro».

Una materia che non lascia indifferenti. Su Facebook sono stati un centinaio ieri i commenti dei lettori, con posizioni divergenti: c'è chi dice che il Comune sta solo applicando la legge, altri accusano la giunta di bigottismo, altri ancora invocano dei segnali di “disubbidienza” come quelli dei sindaci di Bologna, Milano e Palermo. Paolo Zanella, presidente di Arcigay, è tra questi ultimi: «In Comune la mettono sul tecnico, ma è questione di volontà se altri comuni hanno fatto le trascrizioni, anche dopo l’intervento di Alfano, come a Palermo. Volontà e coraggio. Il ministro dell’Interno - prosegue - ha fatto una circolare che non è vincolante. Il prefetto ha un potere ispettivo, di vigilanza rispetto al registro anagrafico: non ha potere di annullamento. E comunque ci sono diversi sindaci che si sono rifiutati di dare seguito a quella circolare anche attraverso un gesto di disobbedienza di grande civiltà. Visto che lo Stato non sta normando in materia, è giusto che venga dato un segnale forte dal basso che è ora di intervenire. C'è una spaccatura a livello politico: una parte degli esponenti sarebbe pronta, ma il ministro dell'Interno fa parte di un partito che è fra i più omofobi d'Italia».
A livello locale, «bene che Miorandi solidarizzi con i sindaci disobbedienti», aggiunge Zanella, che preannuncia iniziative anche in Trentino: «La settimana prossima saremo pronti a chiedere a lui di registrare matrimoni celebrati all'estero: a Rovereto e in provincia ci sono coppie che l’hanno fatto. Andremo da lui, che si è dimostrato aperto al tema, poi a Trento. Fa parte del nostro ruolo: la prima registrazione è avvenuta a Fano su pressione proprio di Arcigay». Per il presidente trentino «questa registrazione non dà diritti a nessuno, però è una certificazione, dall'altissimo valore simbolico, che due persone hanno contratto matrimonio: un fatto che va documentato. Aldilà che l'ordinamento non lo preveda, è ora che lo Stato sia sollecitato a legiferare. C'è un vuoto normativo evidente, che viene messo in luce da questa storia. Credo che Roma debba prenderne atto, perché stiamo violando i diritti civili delle persone». Quanto al riferimento di Tomasi alla coppia gay che chiese di essere unita in matrimonio, «Tomasi fa sorridere - dice Zanella - citando quell’episodio ma non dicendo che la causa contro il Comune di Trento promossa da Oliari e dal suo compagno è arrivata alla Corte europea dei diritti dell'uomo».
Il consigliere Rodolfo Borga, oltre che schierato su altre posizioni, è avvocato: «Non saprei giuridicamente chi ha ragione», esordisce. «Mi pare però che il governo si sia mosso per fare applicare la legge esistente. Se è così, c'è poco da discutere».
L’Arcigay e alcuni sindaci, con la trascrizione, dicono di voler dare un segnale... «Un bell'esempio per un sindaco quello di violare la legge scientemente, per “dare un segnale”. Allora un cittadino può fare la stessa cosa e non pagare l'Ici. Mi sembra una cosa molto italiana. L'assessore di Trento si è comportato bene: è il ragionamento che va fatto in casi come questo. Poi forse qualcuno è in cerca di una vetrina...». Nel merito, infine, Borga precisa: «La famiglia è una sola, fatta da uomo e donna. Poi ci sono altre unioni, meritevoli di rispetto, che sono un'altra cosa. Normarle? Dipende da come lo si fa: in materia di diritto successorio la questione può essere approfondita».

venerdì 10 ottobre 2014

Registrazione nozze gay, il Comune di Trento sta con Alfano

TRENTO. Sul “caso” dei registri dei matrimoni gay celebrati all’estero, il Comune di Trento si schiera con il ministro Angelino Alfano. Non una presa di posizione politica, ma una presa d’atto di quanto stabilisce la legge. Almeno stando alle parole dell’assessore ai servizi demografici, Renato Tomasi. «Ho fatto una verifica con gli uffici», afferma. «Se si parla di unione civile la competenza è degli enti locali, tanto che noi abbiamo istituito da 8 anni un apposito registro, ma se si parla di matrimonio spetta al prefetto, quindi al Ministero».
Dopo la levata di scudi dei sindaci nei giorni scorsi, la tensione è salita ancora nelle ultime 24 ore. Proprio ieri la Prefettura di Bologna ha preso visione degli atti relativi alle trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero registrati dal Comune del capoluogo emiliano. Una tappa preliminare per poi mettere a punto un provvedimento che ne chiederà l’annullamento, così come stabilito dalla circolare disposta dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. Ma il sindaco Virginio Merola continua sulla linea della “disobbedienza”: «Se vogliono annullare gli atti delle trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero - aveva detto criticando la circolare del titolare del Viminale - lo facciano. Io non ritiro la mia firma».
Come lui non ha nessuna intenzione di cedere il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che via Facebook ha annunciato di avere firmato personalmente ieri pomeriggio «la trascrizione di sette matrimoni tra persone dello stesso sesso che si sono celebrati all'estero». Ma anche l’Anci ha deciso di scendere in campo con decisione: «Mi auguro che il governo voglia assumere iniziative che consentano di favorire in tempi rapidi l'adozione da parte del Parlamento di soluzioni legislative adeguate», ha scritto il presidente Piero Fassino in una lettera inviata al premier Renzi e al ministro Alfano, in cui chiede «un quadro legislativo nazionale». «Il tema - ha aggiunto il sindaco di Torino - è infatti troppo delicato per essere lasciato al caso per caso, nè d'altra parte - ha affondato il colpo - si può affidarlo ad ordinanze prefettizie».
Trento intanto sta alla finestra. «Che si debba avere un'unica modalità per tutti senza andare in ordine sparso mi sembra sensato», concorda su questo punto con Fassino l’assessore Tomasi. «Il problema non è la tenuta del registro ma i diritti che ne scaturiscono, come avviene per le unioni civili. Il registro delle quali per ora rimane una scatola vuota». Aperto presso la segreteria generale nel 2006 - continua Tomasi - «dopo il boom del primo anno non ha visto iscriversi quasi più nessuno, proprio perché attualmente non ha alcun valore legale». L’andamento parla da sè: nel 2006 si sono fatte avanti 14 coppie, 2 per anno nel 2007 e 2008, una nel 2009, 2 nel 2010, altrettante nel 2011 e nessuna dal 2012 in poi.
E la trascrizione delle nozze gay celebrate all’estero, compiuta da 5 Comuni italiani? «La legge non prevede che si tenga un registro simile, quindi non ci siamo mai posti il problema, anche perché non è mai venuto nessuno a richiedere di trascrivere quegli atti. Negli anni scorsi si era presentata invece una coppia gay, che ci aveva chiesto di specificare i motivi per cui non li volevamo sposare, visto che la Costituzione parla di famiglia e non di marito e moglie. Ma avevamo risposto che l'unione tra persone dello stesso sesso non era contemplata dalle norme». Tomasi annuncia che porrà il problema alla giunta, quando sarà finita la trattazione del bilancio.
Luca Marognoli (Il Trentino, 10 ottobre 2014)

giovedì 2 ottobre 2014

La nostra posizione sull'incomprensibile rinvio della discussione del ddl contro l'omofobia


L'Adige, 2/10/2014

La decisione di rinviare a gennaio la trattazione del disegno di legge contro l’omofobia è arrivata come un fulmine a ciel sereno non solo su noi proponenti ma, crediamo, su tutta la maggioranza. Fino a poche ore prima tutti erano convinti che si sarebbe continuata la discussione, forti della nuova strategia che avrebbe eliminato il novanta per cento degli emendamenti. 
La proposta, da noi avanzata alla maggioranza e alla giunta, consisteva nell’abrogare undici articoli su diciassette, lasciando soltanto le norme cogenti e maggiormente significative: i principi della legge e gli articoli su scuola, informazione, lavoro e sanità. Un escamotage, legittimo quanto l’ostruzionismo attuato dalla minoranza, che non avrebbe minimamente scalfito la portata della proposta ma avrebbe permesso di arrivare all’approvazione in dieci giorni.
Per questo, consapevoli che tutti, maggiornaza e giunta, erano a conoscenza di questa via d’uscita, non comprendiamo affatto la decisione del presidente Rossi. Una decisione non certo concordata con i proponenti, per nulla strategica se non per una dialettica tra maggiornaza e minoranza fatta di tatticismi oscuri e per noi inintellegibili. 
Nemmeno comprendiamo la necessità di un ulteriore tentativo di mediazione con una minoranza che senza giri di parole afferma che su questa legge le idee viaggiano su “livelli paralleli inconciliabili”. Una minoranza che ha ostacolato ideologicamente e strumentalmente la legge con argomentazioni lontane anni luce da quella civiltà e da quel rispetto delle persone omosessuali che la stessa legge vorrebbe porre in atto. 
In questi due anni, da quando la legge è approdata in commissione, abbiamo dimostrato la massima disponibilità al dialogo e al confronto con tutti. Non ultima la condivisione di ulteriori emendamenti al testo con i capogruppo della maggiornaza, attraverso incontri di altissimo livello umano e politico in cui siamo riusciti a fare quadrato attorno ad una proposta addirittura migliore della precedente. 
Abbiamo accettato il compromesso, ma soprattutto ci siamo fidati di una maggiornaza politica che con noi ha condiviso un percorso. 
Per questo, per il rispetto dovuto a chi ha promosso questa importante iniziativa popolare, chiediamo che nella prima seduta utile della Conferenza dei capigruppo si calendarizzi la discussione della legge a gennaio, come concordato con il Presidente Rossi; che si continui la trattazione del testo senza nessun emendamento aggiuntivo, se non concordato con i proponenti. Questo in virtù del percorso di mediazione svolto fin qui da tutti i proponenti e da tutta la maggiornaza; che la strategia sia quella condivisa, ovvero quella che attraverso l’abrogazione di alcuni articoli consenta il superamento dell’ostruzionismo.
Nessuna pretesa rivendicativa, consapevoli della sovranità del Consiglio Provinciale. Ma quando chiediamo non è altro che l’attuazione del patto politico che è stato siglato in numerosi incontri ufficili, attraverso quelle famose strette di mano in cui ancora vogliamo credere. Con speranza e fiducia,

Paolo Zanella
primo di settemila firmatari della legge di iniziativa popolare